lunedì 21 novembre 2011

La scoperta di un nuovo mondo.



Una luce, rossa. Una piccolissima lucina rossa, più piccola di una lucciola, che potrebbe sembrare assolutamente insignificante, ma che per me, nell’immensità di quel buio, significò tutto.


Quando entrai nel primo corridoio, al contrario di quello che mi ero immaginata non provai nessuna paura; mi sentivo tranquilla ed anzi incuriosita ed esaltata all’idea di vivere questa nuova esperienza, così fuori dal comune. Nonostante ciò quel buio immensi mi colpì. Mi sentì come fluttuare nel nulla ed allo stesso tempo mi  sembrò come se la stanza  (credo fosse una stanza quella in cui eravam) si stesse rimpicciolendo e che le pareti mi si stessero schiacciando addosso. La presenza delle guide e dei compagni però mi tranquillizzò.



 Credo di poter definire questa esperienza come un viaggio, ma non attraverso qualche posto particolare, ma all’interno di me stessa, come se avessi scoperto sensi che non avevo mai utilizzato. 


La sensazione strana che ho tutt’ora è di avere in testa le immagini dei posti in cui sono stata: il parco con il ruscello e il ponte, la spiaggia e la barca, la casa, la città e il bar. È come se di tutti questi luoghi riuscissi a ricordare delle immagini, come fotografie un po’ sfocate, ma immagini visive, nonostante non abbia usato la vista. Forse proprio per questa ragione, dopo che mi fui abituata al buio non ebbi alcuna paura.

 












Durante il persorso, non so per quale motivo, mi è venuta in mente la canzone Blackbird, la versione tratta dal musical di Across the Universe, una delle mie canoni preferite:


 
Nonostante ci fosse il buio più assoluto cercavo di aprire gli occhi, sebbene li avessi già aperti e quindi li tenevo completamente sbarrati alla ricerca di un punto di riferimento. Oltretutto ebbi più volte una stana sensazione quando venivano aperte le porte da una stanza all’altra: nell’attimo in cui sentivo scorrere le porte, era come se mi aspettassi di veder comparire una luce, come solitamente succede quando si esce da una stanza buia e si va verso una illuminata, ma ciò non accadeva.

Notai alcune cose curiose, come per esempio il fatto che una mia compagna indossasse un maglione largo con le maniche a pipistrello, che a me piacciono molto e quindi solitamente noto quasi subito;  quella volta però non lo avevo visto e me ne accorsi solo quando lo toccai e sentii oltre che ad essere uno di quelli che piacciono a me , era anche morbidissimo.
Mi accorsi di quanto avessi paura di sbattere la testa da qualche parte, probabilmente come reazione al fatto di essere piuttosto alta e di essere abituata a misurare l’altezza delle varie cose. 
 

Ebbi quasi paura nella zona che riproduceva la città, poiché mi sembrò di essere in un mare di pericoli.














E nel bar vidi quella piccola lucina rossa. Era probabilmente la lucina della macchinetta per fare il caffè. Era davvero piccola ma per tutto il tempo che restai al bancone non riuscii a togliere lo sguardo da quella luce. Era come fossi rimasta incantata poiché era l’unica cosa che mi faceva da punto di riferimento visivo. 

 
Questa esperienza mi ha lasciato davvero un bel ricordo, molto migliore di quello che mi aspettavo. È stato una grande scoperta sia per quanto riguarda i sensi fisici che per le sensazioni che mi ha lasciato. Successivamente riflessi sul fatto che se non fossimo condizionati dal fattore visivo, saremmo molto meno frettolosi a dare giudizi sulle cose e di in particolare sulle persone; non giudicheremmo infatti per l’aspetto fisico, il modo di vestire, o di muoversi, bensì con altri fattori, molto più significativi come ciò che l’altro dice, il suono della sua voce, il suo profumo, la morbidezza e la gentilezza del suo tocco.


Nei giorni successivi mi sono ritrovata a pensare ad un mio amico cieco, che, come me, ama la musica; si è diplomato al conservatorio con i massimi voti, fa il compositore e suona il pianoforte in un modo splendido. Spesso, soprattutto dopo questa esperienza, mi sono chiesta come lui vive, che visione ha di me, poichè mi conosce solo attraverso il suono della mia voce quando canto, e quanto significhi per lui la musica, lui che la vive pienamente e come unica realtà. 













Corinna Antona

4 commenti:

  1. alla cieca rispondo...nel senso che non c'è firma quindi devo usare il mio intuito...mi piace il fatto che hai immaginato le cose dettagliatamente anche se non le hai viste...questo ti fa capire quanto la nostra mente sia in grado di ricostruire con bravura eccezionale le cose che non vediamo...l'intuito ci porta a vedere cose nel buio...come è necessario fare per leggere attraverso i gesti misteriosi di una coreografia!l'immaginazione saprà sempre darti una risposta GIUSTA! sta solo a te la voglia di interpellarla! secondo me sei Corinna oppure Coerezza...una delle due...sbaglio?

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  2. tu ti sentivi copressa dalle pareti io invece come se avessi avuto le mani intorno al collo. Cio che ci sembra più scontato ci stupisce. Anche io sentivo le porte e speravo nella luce. In città a differenza degli altri luoghi ero proprio spaventata non sapevo come muovermi sentivo macchine a destra motorini a sinistra,pali, marciapiedi e sono andata persino a sbattere contro una macchina parcheggiata e ho battuto il ginocchio. Che male.

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  3. Maestro è vero! Anche io trovo che l'immaginazione sia importante perchè ci porta fuori dagli schemi rigidi della realtà e della razionalità, che sono fondamentali ma a volte non aiutano. Probabilmente non è il caso del dialogo nel buio, però non è mai capitato a nessuno di avere "paura di immaginare"? a me ogni tanto succede.. perchè ho paura di riscontrarmi poi con una realtà che non è quella che speravo; ma poi mi dico che restare attaccati alla razionalità è troppo facile e comodo..bisogna avere il coraggio di rischiare.

    Silvietta! non ho capito la tua frase "ciò che è più scontato ci stupisce"... non riesco a capire che cosa intendi.. :( cmq sì la città era proprio un bel casino! xP

    Corinna!

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  4. ....anche io ho avuto il tuo stesso problema, che per la paura dell'altezza andassi a sbattere contro qlks.....xò aiuto che brutta sensazione quella di sentirsi la stanza rimpicciolire e le pareti che ti schiacciano,nn fa x me ho bisogno di spazio....:)
    anche io subito dopo qlk giorno ho pensato ad un'artista, che nonostante fosse cieco, è riuscito comunque a diventare grande a costruire qualcosa...boccelli...:)

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