lunedì 21 novembre 2011

Quando si puó vedere un sapore... ed assaporare un suono


Arrivati, lasciamo giacche e borse nell'armadietto, e iniziamo la nostra piccola avventura. Inizialmente provo una sensazione di ansia mista a curiosità mentre ci viene spiegato come utilizzare il bastone per non vedenti, mentre la nostra guida ci attende poco più avanti... avanziamo verso di lui, nel buio, la sua voce, calda e accogliente riesce a mettermi a mio agio, nonostante la difficoltà del muoversi senza l'ausilio della vista... Inizialmente cerco la complicità dei miei compagni con qualche risata, per placare la mia ansia e anche un certo imbarazzo nel muoversi in maniera impacciata al buio, e a poco a poco sono costretta ad affinare l'udito, e a prestare attenzione a cosa c'è sotto i miei piedi, erba, moquette, sassi, asfalto o parquet

in poco tempo mi sento più ricettiva, sono più aperta all'ascolto, mi sembra di sentire in maniera più precisa e definita tutti i suoni, inizio a capire come fidarmi del mio corpo, del mio udito, del mio olfatto e soprattutto del mio tatto, a poco a poco mi sento immersa in un mondo che inizia a spaventarmi sempre meno. La forte paura iniziale del muoversi al buio si trasforma sempre di più in un'esperienza sensoriale a cui non potrei paragonare niente che già conosco. Un'esperienza unica! Alla fine del percorso rimaniamo qualche istante al bar (sempre al buio) per poter assaporare un semplice succo di frutta, di quelli che mi piace bere ogni giorno, al gusto di albicocca, che però in quel contesto ha acquisito più sapore, un sapore quasi nuovo. Sono rimasta talmente estasiata dall'esperienza appena vissuta che perfino il semplice succo di frutta era più buono bevuto al buio, senza che la vista potesse influire su tutto il resto fino alla fine, quando la nostra guida, Giovanni, ci ha accompagnati in un'area di penombra, dove i nostri occhi potessero abituarsi di nuovo alla luce;

Giovanni però ha deciso di andare via in quel momento, senza che noi potessimo vedere il suo aspetto; inizialmente ci sono rimasta male, ma poi ho apprezzato quel gesto, e il fatto che avesse preferito che non cambiassimo l'immagine di lui che la nostra mente aveva prodotto solo ascoltando la sua voce. Personalmente non ricordo di aver immaginato la fisionomia di Giovanni, ho sempre un po' di difficoltà a dare un'immagine ad un suono, e il piú delle volte ne vengono fuori immagini caricaturali, soprattutto quando si tratta di associare un volto ad una voce sconosciuta!!










...poi su youtube ho trovato questi due video che mi hanno lasciato senza parole... in realtá non c'é molto da vedere, perché é un'improvvisazione al pianoforte eseguita in un ristorante... AL BUIO... essere lí al buio e ascoltare il pianoforte suonare deve essere stato davvero emozionante.... qualcuno di voi sa suonare il pianoforte?!? potremmo pensare di farla una cosa cosí.........




Cardini Chiara

7 commenti:

  1. Chiara secondo te, perchè vi ho fatto fare questo percorso?cosa ha in comune con il lavoro di un artista?attendo la risposta nei commenti!

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  2. leggendo sono rimasta un po' perplessa nel senso semplice e concisa, non ti sei soffermata sui dettaglia forse perchè gia sapevi cio che stavi andando a scoprire o sei talmente coraggiosa che sei stata in grado di contrastare la paura e goderti la novità. Ho capito poco di te da qusto tuo post, ho paura che tu abbia ancora molto da dire

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  3. maestro, credo che questo percorso abbia in comune con un artista la ricerca della propria interiorità, della propria creatività (nel buio infatti non solo gli altri quattro sensi si affinano, ma è la creatività che li aiuta a compensare la mancanza della vista, come se creasse soluzioni dove mancano informazioni dall'esterno; così nell'espressione artistica bisogna trovare quella propria creatività ed esprimerla, mettere se stessi in ciò che si rappresenta, che sia una danza, un canto, un pezzo recitato). Per spiegarmi mi viene più facile paragonare questo percorso al lavoro del pittore, che non vuole descrivere la realtà per quello che è, ma vuole descriverla filtrata dalle sue emozioni, dalla sua interiorità. Un' altra cosa che ha in comune con il lavoro artistico è, secondo me, la scoperta del proprio corpo secondo un punto di vista diverso, la scoperta dei suoi limiti, delle sue possibilità... mi spiego: nel percorso al buio mi sono accorta che dovevo prestare attenzione a tutto il mio corpo, come se non fossero più solo i sensi a guidarmi, ma ogni cellula; mi sembrava che le indicazioni su come muovermi non arrivassero più solo da un suono, da una voce, da un odore, o dalla consistenza di un oggetto accanto a me, era come se il mio corpo sentisse un'energia e si accorgesse sei suoi cambiamenti adattandosi ad essa. Nel lavoro dell'artista, del performer, credo si debba, allo stesso modo, imparare ad utilizzare le sensazioni del proprio corpo, scoprirne i limiti e perchè no andare oltre, creare nuove possibilità di movimento seguendo schemi diversi da quelli in cui il corpo è abituato a lavorare, come se un movimento non fosse solo un cambiamento esterno ma fosse anche un cambiamento interno, quindi emotivo e anche energetico.

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  4. Silvia, in effetti mi hai fatto notare un dettaglio neanche tanto piccolo: c'è poco del personale in questo mio post.... ammetto la difficoltà nel mettere "a nudo" me stessa, le mie emozioni e sensazioni... e ti ringrazio per avermi fatto notare questo, mi ha fatto riflettere, e mi ha fatto vedere qualcosa su cui devo lavorare, e su cui VOGLIO lavorare! cercherò di aprirmi un po' di più :)
    (tra l'altro cambiando computer mi sono pure accorta che ci sono alcune parti in cui non si legge niente! vedrò di sistemare!)

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  5. chiara mi piacciono molto i due video del concerto al buio..è davvero una cosa particolare..e perchè no, si potrebbe fare..io però non so suonare il piano.. hihihi :) concordo un pò anch'io con il fatto che forse non abbiamo capito molto bene le tue emozioni... e sono sicura che come dici tu 'ce la farai ad aprirti'.. :)

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  6. veramente belli i due video concordo con debora da provare....xò dai la voce di giovanni anche a me a rassicurato...e anche io come te all'inizio ero rimasto male sul fatto che se ne è andato senza mostrarsi, xo cm hai detto tu meglio così, lasciamo spazio all'immaginazione

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  7. Bene Chiara, abbiamo una cosa in comune: lo smarrimento iniziale! Anche io come te inizialmente ero preso da quello che dovevo fare e sul dove mettere i piedi, ho letto che col tempo hai affintato gli altri sensi ed escluso quello della vista...Ma ti sei chiesta come sarebbe VIVERE 24H AL GIORNO 7 GIORNI SU 7 PRIVANDOTI DI UN SENSO COSI' IMPORTANTE?...Certo sviluppare gli altri sensi e non lasciarsi condizionare da quello che vediamo (come il succo che hai bevuto al buio) è incantevole...ma vivere in questa condizione 24h nella nostra società potrebbe influire nei rapporti con le persone o con le cose?
    (Stefano Deveteris)

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