sabato 28 aprile 2012

quando l'arte va al di lá della rappresentazione, ti entra nel corpo, nelle ossa, nelle emozioni


L'esposizione al PAC di Milano della celeberrima performer Marina Abramovic mi ha colpita piú di quanto pensassi... Giá quando mi ero documentata sul suo conto ho pensato fosse una persona incredibile, ho amato il suo voler essere espressiva in un modo che andasse al di lá della rappresentazione stessa, anche se non ne comprendevo a fondo il metodo e in molte delle sue parti non lo condividevo. Invece quando sono entrata sono rimasta da subito molto colpita positivamente, ho avuto la sensazione che una forte energia mi avvolgesse, ho sentito un senso di solennitá e profonditá mentre mi trovavo nella prima sala espositiva, di fronte alle strutture designate per provare l'esperienza delle performance (Bed for human use_legno e pietra di quarzo nero, Standing Object for Human Use_rame e magneti). Mentre osservavo curiosamente le strutture ho potuto vedere un gruppo di persone che si preparava per provare l'esperienza della performance all'interno dello spazio espositivo e nel momento in cui hanno iniziato non mi sembrava niente di che... invece dopo qualche minuto dall'inizio della loro esperienza le mie sensazioni hanno iniziato a cambiare, mi sentivo molto partecipe, era come se potessi percepire le loro sensazioni, che fossero l'imbarazzo o la curiositá ad esempio, e mano a mano che restavo lí mi sentivo sempre piú immersa in quell'esperienza. Dopo qualche minuto ho lasciato la prima sala, e sono entrata nella seconda sala, semi buia, in cui vi erano delle videoproiezioni della performance The Artist Is Present (2010, durata 3 mesi). Questa sala é stata per me particolarmente interessante, al centro vi era il tavolo e le due sedie utilizzate ella performance del 2010, e le videoproiezioni rappresentavano i volti della performer, i suoi cambiamenti e le varie condizioni che ha vissuto nell'arco della performance, e cosí anche per le persone che si sono sedute di fronte a lei, i cui volti erano proiettati sul muro di fronte; a poco a poco che osservavo quei volti cresceva la mia empatia verso di loro, e anche la mia curiositá! Piú osservavo e piú immaginavo di trovarmi al loro posto, le sensazioni che avrei provato, e mi chiedevo se un'emozione potesse essere davvero cosí palpabile, solo attraverso lo sguardo o l'espressivitá del volto... Proseguendo il giro all'interno dello spazio espositivo mi sono trovata al piano superiore, dove ho potuto osservare immagini e proiezioni video delle precedenti performance messe in atto dall'artista. Trovarmi davanti a queste immagini ha avuto su di me un effetto diverso da ció che mi aspettassi; il fatto che mi fossi documentata prima di andare all'esposizione mi aveva fatto pensare che non ci avrei trovato nulla che già non avessi visto in qualche fotografia o letto in qualche pagina, invece ho potuto sentire queste sue performance ''vivere'' intorno a me, sentirmi circondata da qualcosa di piú grande e la cui profonditá ed energia non potesse essere spiegata a parola ma solo vissuta, e ho capito che é questo ció che l'arte dovrebbe essere, qualcosa che vive intorno a te e con te, non qualcosa semplicemente da osservare a distanza e con razionale distacco.

Chiara Cardini

Fluttuare. Luce. Silenzio. Sensazioni.




Mi è sembrato come entrare in un luogo sacro, in una chiesa, dove tante persone stavano pregando, dove il tempo si era fermato; c'era silenzio, concentrazione, ma allo stesso tempo vita, e mi è sembrato come poter osservare da vicino quelle persone che pregavano, poterne esaminare le espressioni, immaginare quello che pensavano o quello che non pensavano. Tutto era semplice, dai colori agli oggetti, ma allo stesso tempo non spoglio, era essenziale ma vitale. Mio padre e mia madre, che sono venuti con me a vedere la mostra, non sono gli unici ad avermi detto di aver provato una forte ansia, guardando i performer, soprattutto quelli sdraiati e seduti, mentre io ho sentito tutt'altro. Il mio era quasi un senso di pace, come se quelle persone fossero in totale meditazione e allo stesso tempo fossi in meditazione anche io osservandole. Tanto è vero che mentre mi ero soffermata a guardare i performer sdraiati non mi sono resa conto di aver superato la linea disegnata per terra, e me l'ha fatto presente una ragazza.

Come è successo la prima volta che ho letto di lei, sono uscita dalla mostra con mille pensieri che mi frullavano in testa, pensieri strani, contraddittori forse. Il mio cervello e la mia ragione mi dicevano che quella non era arte. Il mio corpo, le mie sensazioni dicevano invece che lo era, un'arte diretta allo stomaco, all'anima, che non passa attraverso i filtri il cervello. E il silenzio è forse uno dei mezzi più immediati per arrivarci, poiché il silenzio ci fa paura, non ne siamo abituati e spesso lo evitiamo poiché scava molto nel profondo. Non a caso i momenti di maggiore tensione, nel cinema, nel teatro, nella musica, sono i momenti, gli attimi di silenzio. Più di una volta mi è capitato di sentire un improvviso silenzio, e di sentirne nell'orecchio l'onda che lo investe.

La seconda parte della mostra ripercorreva alcune delle sue performance più importanti, in particolare la penultima “The Artist Is Present” al MoMa. Quando sono entrata nella sala dove erano state posizionate le due sedie ed il tavolo, ero sola e mi sono sentita come immersa anche io in quella performance, come se potessi parteciparvi. Inoltre è stato strano vedere tutti quei visi proiettati sulla parete sinistra e solo il suo sulla destra, era come se ognuno di loro fosse in quel momento artista tanto quanto la Abramovic.In una delle ultime sale della mostra era stato installato un televisore con un filmato riguardo a questa performance, con varie interviste sia a lei che a suoi collaboratori. Ciò che più mi ha sorpreso è sentire lei dire di essere nervosa prima della performance al MoMa. É stato come scoprirne l'umanità. In generale percorrendo la mostra mi sono sentita vicina a lei, osservando le persone che stavano facendo la performance mi sentivo parte di essa, parte della sua stessa arte. Probabilmente è quello che lei voleva ottenere: l'osservatore diventa l'arte che egli stesso sta osservando. Metodo ben diverso rispetto alle sue prime performace, quando arrivava e gesti estremi. Questa differenza è simbolo di un lungo percorso, di un'artista che cambia, ma senza mai scadere.

Corinna Antona

lunedì 23 aprile 2012

Behind Artist's eyes


"La mostra di Marina Abramovic" is opened...


You entry in the gallery and you feel silence and attention.The space is enought for megashow,acrobatic,big effects,colours,decorations.But there is only white colour...and it is enought.   I look up , the ceiling is so high and this big main room,where is going the performance, is full of ideas,thinking,questions and guesses.
The idea in performance was 30 minutes for each position of body:staying,laying and sitting.Then public can watch exactly details : movings, mimics, feelings, respiration, matery of clothes of these performancers.



I was dissapointed only about the performance was only one, I was waiting more, as I was watching Marina's performances in youtube, now I was waiting to watch it in real. There were a lot of videos, but nothing more "Online" escluse the one. There were a lot of shock videos,normal videos or something I didn't undestand,even If I was staying there for a long time and tried to concentrate and born some idea (It happened with the video on the kitchen,the sence of  what was completely inunderstable for me). But there was also videos I likes and I will never forget. As example I guess: How it is possibile ,that for a long time the donkey is staying at the front of Marina and doesn't move at all !!! Unbelievable.Seems she is a witch. (P.S.- with her hair and dress style+ particolar view of eyes it can be for sure)

For me this is the way the art world works, it's all about dialogue.The artist can't be present without public.And it is very interesting way ,Abramovic was working for,that at the end it is not clear who is public,who is artist!In her show she give a lot of possibilities to public to understand not only the performance, but themselves! I would just hope that when people make allegations like this, they would accept Abramovic's work,because it is actually not so easy, especially for close-mind people and people who are far from art in general.

"Il pubblico è la parte cruciale di ogni performance.La completa". - (Intervista in "Gioia,April 2012)

Abramović for her part said that she hadn't heard complaints directly from the performers:
"We've heard from a lot of people saying how happy they are to be part of it because they respect my work. They are not being used. They know that my work is about testing mental and physical limits".
Abramovic method is very particolar and some people at the first can think she is crazy SM.So it seems she is working for art people only, for a small part of generation.But I think in this "strange" or better to say special creative performances Marina Abramovic just tries to find art part and creativity in every normal person.At the end every person is a little artist in his head!

As I told at the beginning of my essay, in this Gallery with works of Abramovic, was a lot of space.Also in another (not phisical) sence- Marina always leave some space to think and create your opinion and view for everything is happening IN and OUT of show!

martedì 17 aprile 2012

MISTERO.FORZA.ENERGIA.CARISMA.CARNALITA'.CRUDEZZA.INQUIETUDINE.SPIRITUALITA'.ESIBIZIONISMO.TRASFORMAZIONE.

Nella sua lunga carriera Marina si è trovata difronte molteplici e diverse realtà socio-politiche a cui lei si è adattata o opposta, si è trasformata trasformando la sua arte. Sicuramente gli anni in cui ha iniziato a esprimere la sua arte, gli anni '70, erano tempi diversi da oggi, ma anche lei era allora diversa, e lo è ancora, diversa, da tutti gli artisti che ho fin qui conosciuto. Nell' evento al PAC di Milano iniziato il 21 marzo, il visitatore si trasforma per due ore e mezza in opera d'arte e allo stesso tempo artista. Diventa, infatti,oggettodell'azione di Marina, ma anche soggettoautore della performance. I visitatori devono rinunciare alla tecnologia e alla connessione continua e frenetica di cellulari e di social network, ma soprattutto rinunciare alla propria identità, perduta per il camice biancoche cela le forme. Scopo della sua performance: attivare ilruolo passivo dello spettatore, coinvolgerlo, lo fa vivere staticamente seduto, sdraiato e in piedi, sempre isolato da cuffie insonorizzate dall'altro pubblico, quello che rimanesolo osservatore.Materiali naturali, quali quarzo, ametista, tormalina, legno e magneti costituiscono un percorso fisico e mentale che trasforma gli spazi del PAC in un’esperienza fatta di buio e luce, assenza e presenza, percezioni spazio-temporali alterate. Un percorso dove le persone potranno espandere i propri sensi, osservare, imparare ad ascoltare e ad ascoltarsi.
The Abramovic method nasce da una riflessione che Marina ha sviluppato partendo dalle sue ultime tre performance: The House With the Ocean View (2002), Seven Easy Pieces (2005) e The Artist is Present (2010), esperienze che hanno segnato profondamente il suo modo di percepire il proprio lavoro in rapporto al pubblico. Il pubblico gioca un ruolo molto importante, nella performance, direi che pubblico e performer sono più che complementari, il loro coinvolgimento costituisce il completamento dell’opera, permettendo loro di vivere un’esperienza personale con la performance stessa. Per enfatizzare il ruolo ambivalente di osservatore e osservato, di attore e spettatore, Marina ha scelto di mettere alla prova il pubblico anche nell’atto apparentemente semplice dell’osservazione distante: una serie di telescopi permettono ai visitatori di osservare dal punto di vista macroscopico e microscopico coloro i quali hanno scelto di cimentarsi con le installazioni interattive. Questo metodo è nato dalla consapevolezza che l’atto performativo è in grado di operare una trasformazione profonda in chi lo produce, ma anche nel pubblico che lo osserva. Ogni volontario deve “consegnare il proprio tempo” (e quindi orologi, telefoni, smartphone…) a Marina in cambio di un attestato a fine trattamento. In un’epoca in cui il tempo è un bene davvero prezioso, ma altrettanto raro, Marina Abramovic chiede allo spettatore/attore di fermarsi e fare esperienza del “qui e ora”, di ciò che prima di tutto lo riguarda: se stesso e il modo di relazionarsi con ciò che lo circonda.


Nel resto della mostra, una selezione di opere del passato, che ne condividono gli stessi principi, consentono ai visitatori ad approfondire il “Metodo Abramovic”: Dragon Head, Nude with Skeleton,Nightsea Crossing Conjuction in coppia con Ulay fino al penultimo The Artist is Present, la performance al MoMA che ha monopolizzato l’attenzione dell’artworld newyorchese per tre mesi, rendendo l’arte performativa pop nel senso migliore del termine, un incontro/scontro tra l’artista e la massa. Nella sue passate performance, che hanno inizio negli anni '70, l'artista serba non ha risparmiato il proprio corpo per riuscire a toccare le menti altrui:s’è spogliata, s’è autoflagellata, s’è fatta puntare una freccia al cuore; ha spolpato con le proprie mani quintali di ossa bovine per la denunciapiù cruda della guerra nella ex Jugoslavia. Ha usato il suo corpo.Un corpo ormai testimone della storia. Un corpo che si dona come scambio simbolico e psicofisico. Un corpo che attiva un rapporto empatico di energia con gli altri corpi per esistere. Un corpo che col tempo ha assunto una dimensione sempre più meditativa verso la realtà contemporanea. Un corpo che ha consapevolmente trasformato la propria esperienza personale in un concetto di valenza universale. Un corpo che appartiene a un’artista complessa, irriducibile a ogni semplicistica interpretazione. Senza alcun dubbio il rapporto tra arte e vita è un elemento fondante e basilare del suo lavoro, come più volte evidenziato dalla critica. Fin da giovane lei riusciva sempre a coinvolgere la gente, provocare un giudizio, non lasciando mai nessuno indifferente per la sua capacità comunicativa e mediatica impressionante. Già gli studenti suoi compagni seguivano le sue orme perché la trovavano coraggiosa e controriformista. Che si trattasse di discorsi attorno al ruolo dell’artista (come in Art must be beautiful o nella serie Rythm), di discorsi sociopolitici (si veda Balkan Epic) oppure relativi alle dinamiche interpersonali e sociali scandagliate nelle performance insieme al compagno Ulay, Marina è sempre stata capace di mettere il proprio corpo (e i suoi limiti psicofisici) al servizio di un’idea radicale, spesso perturbante e poetica insieme.






Questa artista mi ha lasciato inizialmente sconcertata. Quello che si può vedere dalle fotografie o dai video sono la sua resistenza, la sofferenza, la fatica e il pericolo, i limiti fisici e mentali ai quali ha sottoposto la sua esistenza. Infatti non sono d'accordo con molte delle sue performance perché credo siano troppo spinte ma accolgo il suo pensiero e la sua ricerca d'arte come ragione di vita e non come bellezza. Per Marina Abramovic nulla può essere più vero di quanto si dice degli artisti veri: che fanno di vita e arte la stessa cosa. Mentre giravo per la mostra ho avuto modo di riflettere sulla mia, anche se piccola, arte e ho capito che bisogna partire da cose piccole, cose che a volte possono essere insignificanti ma che grazie all'osservazione e ad una prospettiva diversa dal normale possono assumere un valore intenso e profondo, se difese con i giusti mezzi. Soffermandomi davanti alle persone che stavano facendo la performance, ho sentito il bisogno di chiudere gli occhi e mettermi in ascolto di quello che mi circondava e ho percepito una forte energia, un po' come quella che ho sentito durante il percorso “Dialogo nel buio”, che mi ha fatto sentire viva e ha accresciuto la mia sete di arte!
Per concludere, vorrei dedicarle una canzone che mi è venuta in mente mentre aggiungevo l'ultima immagine(dove lei urla contro il suo compagno Ulay)...è come se lei gli urlasse...

GIULIA COEREZZA

L'artista deve essere presente... SEMPRE E TOTALMENTE!



E’ curioso che questo blog sia stato utilizzato per due lavori apparentemente lontanissimi tra loro , che hanno invece un’affinità sensoriale simile, infatti se per dialogo nel buoi ci siamo spinti in una situazione di totale assenza visiva , la performance di Marina Abramovic era incentrata sul silenzio e quindi l’assenza dell’udito. In entrambe i casi viene portato il pubblico ad uscire dagli schemi ordinari e utilizzare al meglio gli alti sensi. Durante il lavoro di recitazione di quest’anno ci è stato ripetutamente chiesto di prestare sempre attenzione a ciò che ci circonda, non in modo passivo e superficiale, ma in modo attivo e puntiglioso , solo così saremo in grado di vedere i più piccoli risvolti , le cose più sottili, che solo l’artista è in grado di cogliere.  Marina Abramovic afferma che, per la maggior parte della sua vita, ha viaggiato e cercato in lungo il e in largo la sua felicità, ma che solo fermandosi e ascoltandosi in silenzio , sia riuscita a trovare il suo benessere. Penso che il tema del silenzio sia importantissimo per un artista, viviamo le giornate nel caos più totale, nel frastuono frenetico della città, nella velocità che la vita ci impone, e non ci fermiamo mai a osservare la natura, il volto degli altri o semplicemente gli oggetti che tutti i giorni utilizziamo, ed è li che spunta il  silenzio , che non deve essere per forza indotto tappandosi le orecchie. Quando si è veramente interessati a qualcosa e lo si guarda con totale attenzione  , i suoni intorno a noi si ovattano …. Non so se vi è mai capitato! Si è come totalmente assorbiti dall’oggetto/persona con cui si entra in comunicazione. Ed è in quel preciso istante che si colgono le cose più belle e mai notate. E se questo può succedere con gli altri , può succedere anche con noi stessi … e qui mi viene in mente un altro lavoro di recitazione, quello in cui siamo stati messi davanti a uno specchio ad osservarci, in modo quasi impersonale, ma è cosi che ho trovato delle risposte su me stessa ..  SOFFERMANDOMI IN SILENZIO … Dovrebbe diventare una filosofia di vita.
Un altro aspetto che ho colto guardano i video proiettati è stato quello di voler esprimere in modo non convenzionale la propria arte . E’ vero a primo impatto la Abramovic spaventa un po’, forse perché lontana dal tipo di arte a cui siamo socialmente abituati o forse perché le sue performance sono spesso violente, ma come dice il saggio Mauro Simone :”Ognuno deve scegliere il meglio per se in quel momento, non c’è la cosa giusta o quella sbagliata, c’è solo il meglio per te” e Marina ha scelto il meglio per se.Inoltre quando un artista vuole VERAMENTE esprimere qualcosa , è disposto a tutto per farlo , spingendosi al massimo e spostando il proprio limite sempre un po’ più in la … in che modo? Con la voglia di esserci anche dovendo sopportare scomode posizioni ( come quando rimane immobile con uno scheletro sdraiato su di lei o rimane appesa per non so quando al soffitto di una cucina, totalmente immobile) continuare la propria azione finché non si ha finito ( come quando sbianca lo scheletro umano) utilizzare tutta la concentrazione che si possiede ( come quando rimane per ore a osservare l’asino, avete notato che l’asino non si sposta, tutti gli animali dopo un po’ si rompono le scatole e o si appisolano o se ne vanno, invece quell’asino stava li davanti a lei a farsi osservare).  E poi l’ultima , ma la più importante, DONARSI AL PUBBLICO e la Abramovic per questo scopo utilizza la nudità, che non assume mai un aspetto volgare, ma diventa metafora di come ci si debba mostrare completamente al pubblico per far si che esso creda in noi. L’artista deve essere presente , sempre e totalmente!


Deborah Demontis 


ps: non prendete l'assenza di immagini e musica come non voglia di cercare e abbellire, ma mentre scrivevo ho capito tante cose, cose che a volte dimenticherò, trovando l'arrivo troppo lontano.... nei momenti di confusione tornerò a leggere e avrò bisogno di semplicità :)



IL SILENZIO DELL'ONDA


Marina Abramovic, colei che mi ha cambiato il modo di guardare un’artista; e questa artista arriva al PAC di Milano con “The Abramovic Method”.
The Abramovic Method nasce da una riflessione che Marina Abramovic ha sviluppato partendo dalle sue ultime tre performance: The House With the Ocean View (2002), Seven Easy Pieces (2005) e The Artist is Present (2010), esperienze che hanno segnato profondamente il suo modo di percepire il proprio lavoro in rapporto al pubblico.
Un progetto originale, non una semplice mostra che siamo abituati a vedere, in cui il pubblico stesso diventa performance e si trasforma da spettatore a protagonista.
I visitatori che scelgono di partecipare attivamente, sono coinvolti in un percorso attraverso le tre posizioni dell'essere umano (seduta, in piedi e distesa), al centro di installazioni interattive dotati di cuffie,  impreziosite da materiali come legno e vari minerali quali  quarzo, ametista, tormalina. 




Vi erano anche alcuni video e foto che potevi tranquillamente visionare della celebre artista; alcuni già visti sul web e altri completamente sconosciuti.
I respiri di sofferenza di Marina Abramovic in sottofondo ad alcuni di questi video mi faceva venire i brividi.
Questo percorso mi ha aiutata molto a capire come ascoltare e soprattutto ascoltarsi; come “escludersi” dal mondo esterno e percepire solo quello che dice la tua anima.
Mentre ero lì, sdraiata, ad ascoltare il “silenzio”, davanti a me è apparsa un’immagine ben definita: io distesa sulla sabbia di una spiaggia, in riva al mare, ad occhi chiusi mentre ascolto e sento il suono dolce del mare; come quando provi attraverso una conchiglia la stessa sensazione.
E’ stato molto emozionante.   























Quello che maggiormente mi attira della Abramovic è che, secondo il suo modo di pensare, il pubblico è molto importante  nella performance; Senza il pubblico, la performance non ha alcun senso perché, come sosteneva Duchamp, è il pubblico a completare l’opera d’arte.
La performance che più rappresenta questo concetto è The Artist is Present, dove, seduta in assoluto silenzio a un tavolo nell’atrio, invitava i visitatori a sedersi di fronte a lei per tutto il tempo desiderato, nell’ambito degli orari del museo.
L’artista non aveva alcuna reazione di fronte ai partecipanti, il loro coinvolgimento costituiva il completamento dell’opera, permettendo loro di vivere un’esperienza personale con l’artista e con la performance stessa.


È un’esperienza che certamente rifarei perché nonostante la mia paura del buio, chiudendo gli occhi in una stanza dove non conosco nessuno, mi sono sentita libera e svuotata.
 
       ESPOSITO DEBORA

lunedì 16 aprile 2012

"QUI ED ORA"



Presenza.
Essere presenti,per lunghiperiodi di tempo,
 finchè la presenza sorge e cade,
dal materiale all'immateriale,
dalla forma all'assenza di forma,
dal tempo all'essenza di tempo.
La mostra presentata  al Pac di Milano , sintetizza il pensiero e l’esperienza di Marina Abramovic  maturato nel corso di una vita.
L’Abramovic utilizza il proprio corpo e la propria mente come oggetto e soggetto del proprio lavoro, sfidando ed oltrepassando i limiti a cui la sopportazione umana è sottoposta.
La performance portata in scena a Milano era già stata presentata al MOMA di New York: “The artist is present” , durata più di 700 ore! L’artista rimaneva seduta, immobile per più di 7 ore al giorno e gli spettatori potevano sedersi di fronte a lei facendosi guardare e osservando a loro volta.
Le reazioni furono disparate: chi rimaneva impassibile, ma in fondo, tanto impassibile non era, chi piangeva, chi assumeva un’espressione di arresa:è come se durante la performance ti mettessi “ a nudo”, mostrando il tuo “io” più vero, è come se riuscisse a “scrutarti” nel profondo.
L’Abramovic cerca di far vivere il proprio pubblico all’interno delle performance, infatti con “The Abramovic method” sarà proprio quest’ultimo a mettersi in gioco (stando 30 min in piedi, 30 seduto e 30 sdraiato) con alcuni “impianti” ornati con diversi minerali.
Un percorso più mentale che fisico, in cui il pubblico impara ad osservare ciò che lo circonda, ma soprattutto a guardarsi dentro, ascoltare gli altri e se stesso.
“Nella mia esperienza, maturata in quaranta anni di carriera, sono arrivata alla conclusione che il pubblico gioca un ruolo molto importante, direi cruciale, nella performance”, dichiara Marina Abramović.
“Senza il pubblico, la performance non ha alcun senso perché, come sosteneva Duchamp, è il pubblico a completare l’opera d’arte. Nel caso della performance, direi che pubblico e performer non sono solo complementari, ma quasi inseparabili”.
Infatti l’artista ha deciso di installare una serie di telescopi in moda tale da permettere al pubblico di riuscire ad osservare anche nel minimo particolare coloro che decideranno di sottoporsi a “The Abramovic method”.
Infine si possono guardare alcuni video che raccontano e spiegano meglio all’osservatore il metodo dell’Abramovic, con diverse interviste e dichiarazioni dell’artista stessa.
Ma ciò che mi ha scosso particolarmente, nonostante avessi già visto alcuni video, sono state le proiezioni di alcune sue performance:guardare un asino fisso negli occhi per un tempo interminabile, pulire ossa, rimanere immersa nel ghiaccio, ecc..
L’ Abramovic porta la mente e il corpo al limite del sopportabile,non si accontenta, non si ferma, non cede, trasmette sensazioni ed emozioni allo spettatore facendo gesti eclatanti ma non solo, riesce a far scaturire una reazione, riesce a far commuovere anche solo guardando fisso negli occhi.
"La mia casa è il mio stesso corpo".-Marina Abramovic-
SARA ARAZZI

M.A.S TVSHOW & MUSICAL THEATRE I*: TU CORRI PURE...IO MI FERMO UN Pò A PENSARE!Ho ...

M.A.S TVSHOW & MUSICAL THEATRE I*: TU CORRI PURE...IO MI FERMO UN Pò A PENSARE!


Ho ...
: TU CORRI PURE...IO MI FERMO UN Pò A PENSARE! Ho trovato la mostra davvero interressante, non sapevo cosa aspettarmi, e inizialment...

...MARINA: GUARDARSI e VIVERE DENTRO....




....ho trovato che marina abramovic, utilizzi un metodo diverso rispetto ai performer visti fino ad ora....non lo so come dire, ma più o meno è come se il corpo e tutto il mondo esterno fosse completamente abbandonato, passivo...invece la vita, la parte attiva si svolge soltanto all'interno della persona....quindi il corpo risulta qualcosa di materiale e come se fosse un involucro che racchiude qualcosa interno e soltanto gli occhi riescono a trasmettere ciò che avviene all'interno...
il corpo è visto come già detto un involucro privo di sensazione perciò riesce a non sentire la fatica ad esempio nel tenere una posizione statica per molto tempo, o avere dei serpenti intorno o il dolore ad esempio quando si crea con il taglierino una stella sulla pancia......

in realtà il tutto avviene all'interno, credo che lei abbia molto autocontrollo del suo interiore, che riesce anche a governare e gestire..in questo modo si concentra e sente meglio dentro le sue sensazioìni, ciò che accade inibendo così la il corpo e le sensazioni esterne..con questa inibizione riesce ad andare oltre i suoi limiti fisici e psicologi....





nella performance in cui lei si siede di fronte ad una persona e i due si fissano...non so, mi è sembrato come lei riesca 
a vedere l'Io dell'altra persona e capire cosa ha...in questa performance marina la 

vedo come una parete bianca, in cui il suo corpo è freddo rigido e non esprime nulla, ma che trasmette energia e l'uomo o la donna che ha davanti colora questa parete in maniera diversa a seconda della reazioni...queste reazioni possono non essere immediate perchè prima ci possono essere diciamo "delle maschere o barriere" che ti impediscono a venire fuori e mostrarti realmente...solo con il passare del tempo e avendo davanti un qualcosa che non ti esprime nulla, allora questo barriere crollano... mi ha stupito ancora maggiormente quando questa performance la svolge con un asino....e l'animale non si muove rimane impietrito....

 













nella mostra avrei voluto provare la performance detta, che conisteva nel mantere 3 posizioni: seduta, sdraiata e in piedi, per 30 minuti ciascuna...ogni persona aveva delle cuffie in modo da isolarsi dal resto del mondo e concentrarsi sul proprio Io, su cioè che avviene all'interno del corpo anche i movimento che ci sono.. io l'avrei svolta per sentire queste  sensazioni e i cambiamenti che ci potevano essere....in ogni "stazione " c'erano sempre vicino delle pietre che ho letto che servivano a togliere l'energia negativa della persona e a dare energia positiva...questa mostra un po' come dialogo del buio mi ha fatto capire quanto è importante ogni tanto nella giornata prendersi dei momenti, mettersi delle cuffie, isolarsi dal caos che c'è nel mondo esterno...e concentrarsi sulla propria interiorità, so che si scoprirebbero "cose" nuove ed esperienze mai vissute prima..


ADriano Deriu

"Perchè la TUA è arte?"


"Perchè la TUA è arte?"
Sí, questa è la domanda che ha ossessionato Marina Abramovic da quando ha iniziato la sua carriera negli anni '70' pioniera della performance, premiata con il Leone d'Oro alla biennale del 1997.
Eh si, scetticismo e  critiche, non hanno impedito a quest'artista di essere premiata, idolatrata e presa come fonte d'ispirazione per molte persone e personaggi dello spettacolo! Un motivo ci sarà...
L'artista ha spesso superato i propri limiti fisici e psicologici, ha messo in pericolo la sua incolumità, scavato nelle proprie paure e in quelle di chi la osservava, portando l'arte a contatto con l'esperienza fisica ed emotiva, mischiandola alla vita stessa.
Durante i suoi anni di esperienza ha maturato la conclusione che il pubblico ha un ruolo importantissimo nella performance.
Senza il pubblico, dice, che la performance non ha alcun senso perchè è il pubblico a completare l'opera d'arte.
Pubblico e performer sono inseparabili e secondo Marina Abramovic, le performance di lunga durata hanno il potere di alimentare reali trasformazioni nella mente e nel corpo. Questo non vale sono per il performer, ma anche per il pubblico che assiste alla performance.
Una delle sue performance che preferisco e' quella fatta al MoMA nel 2010. 


L'artista si esibiva ogni giorno nelle ore di apertura del museo : seduta in assoluto silenzio a un tavolo nell'atrio, invitava i visitatori a sedersi di fronte a lei per tutto il tempo desiderato nei limiti degli orari del museo. L'artista non aveva alcuna reazione di fronte ai partecipanti, tuttavia il loro coinvolgimento costituiva il completamento dell'opera, permettendo loro di vivere un'esperienza personale con l'artista e con la performance stessa.
 

Invece i visitatori hanno avuto delle reazioni di fronte all'artista, alcuni sorridevano, altri piangevano, e' un po come quando incontri uno sconosciuto e ti da delle sensazioni, fa molto anche il guardarsi realmente negli occhi e di questi tempi lo si fa veramente poco, ci si guarda ma non lo si fa realmente , e' tutto sempre molto superficiale perché è come se non ci fosse tempo, e proprio su questo argomento che Marina basa la sua nuova performance qui a Milano , dice :" stiamo vivendo in un periodo difficile, nel quale il tempo ha sempre più valore semplicemente perchè ce n'è sempre meno. Credo che la performance di lunga durata abbia il potere di creare una trasformazione mentale e fisica sia per il perforare sia per lo spettatore. Per questo motivo vorrei dare al pubblico l'opportunità di sperimentare e riflettere sulla vacuità, il tempo, lo spazio, la luminosità e il vuoto. Lo spettatore sarà come uno specchio per il pubblico che partecipa all'installazione. Durante questa esperienza, spero che l'osservatore e l'osservatore sapranno mettersi in relazione con se stessi e con il presente- l'inafferrabile momento del qui ed ora"
Quando sono entrata nella mostra ho avuto un senso di ansia forse perché non c'era quasi nessuno, il ticchettio che ti entra nel cervello e questo bianco maniacale sulle pareti, i camici e tutto il resto.
Peró fa molto riflettere, e' una cosa molto profonda che ti prende personalmente, per caso ho in incrociato lo sguardo di un ragazzo che stava facendo la performance, mi ha guardata come se avesse visto una persona per la prima volta, uno sguardo scrutatore, che ha sete di cogliere ogni minimo particolare.
E dico, se questa non puó essere definita arte cosa può esserla definita tale? Quale caratteristica o requisiti deve avere una "cosa" per essere definita arte? Parliamo di una donna magnetica , che usa il suo corpo per esprimere concetti , fare provocazioni e per far riflettere, QUESTA E' ASSOLUTAMENTE ARTE.
Ne Sono rimasta letteralmente affascinata. 




Ps: Ho associato questa canzone alla mostra, non pensando alle parole ma solo quello che la musica mi esprimeva in quel momento.

domenica 15 aprile 2012

UN'ARTISTA D'AMMIRARE?




Venerdì 13 Aprile 2012, son le ore 12:37,  e mi trovo all'ingresso del PAC a Milano per visitare, osservare video e fotogallery della "Regina della Performance" Marina Abramovic. 
"L'Abramovic Method", il titolo della mostra, vede anche visitatori che scelgono di essere parte attiva dell'evento, coinvolti in un percorso attraverso le tre posizioni dell'essere umano (seduto, disteso, in piedi) e alle proprietà energetiche di materiali come legno, cristalli naturali, minerali e magneti.

All'inizio del percorso ero un po' agitata, ma allo stesso tempo curiosa ed eccitata dall'idea di guardare personalmente immagini e video dei provocatori firmati dalla celebre artista.

Percorrendo un lungo corridoio la prima stanza mostrava in una parete, le immagini in primo piano di alcune persone che hanno potuto vivere insieme all'artista la "performance al MOMA".  Visi di ogni espressione, di tutti i loro stati d'animo di quel che provavano in quel momento durante la performance; al centro il tavolo con le due sedie nei lati opposti e l'altra parete dei primi piani di M. Abramovic dall'aria sorridente, triste, seria, tranquilla…
Stavo cominciando ad entrare nella metodologia di questa donna, catapultandomi del tutto, incuriosendomi sempre di più, di scoprire e capire ogni singolo suo lavoro…

Proseguendo, mi stupii, vedendo una decina di visitatori volontari ad essere parte della sua performance, ed ecco che improvvisamente entrai in uno stato d'inquietudine;
Notai una stanza circondata da strutture in legno con affianco o al centro di esse, dei minerali. Ogni persona prima di iniziare, sceglieva di stare o disteso su una tavola in legno, o in piedi, o seduta; inoltre ogni persona indossava un camice bianco e con in dosso delle cuffie per non impedire l'ascolto di suoni esterni. Mi incuriosì molto la piccola sedia affianco ad ogni sedia grande. 

Tutto ciò era mirato a far sentire in ognuno di loro, l'energia, per recuperare e ritagliare del tempo per se stessi. Un modo per ritrovare l'armonia e la pace col loro spirito, a cui purtroppo diamo poca importanza. Infatti la piccola sedia era mirata a farlo accomodare. Questo silenzio portava il performer a doversi ascoltare, entrando in contatto con la propria 'interiorità, riconoscendo il proprio IO. 

Questo spiega come ogni lavoro di quest'artista, abbia tutto un significato.

Salendo in un soppalco potei vedere altre immagini e video. Ero un po' agitata e ansiosa ma tanto coinvolta. Il video che mi rimase più impresso è stato quello dell' Abramovic sulla montagna di ossa animale, ne prendeva una ad una, sentivo il rumore dello strofinare, sfregare e pulire con forza ogni parte e anche il suo respiro affaticato. Quasi in tutte le sue opere potei ascoltare il suo respiro, tipico della performance dell'artista, e avevo un senso di turbamento e dei forti brividi... Non saprei descrivere precisamente cosa ho provato infondo guardando le opere, non era timore, non era stupore o sorpresa, quello che sentivo, era forse la risposta a ciò che pensavo studiando questa Magnifica Artista. Stranissima la sensazione di serenità che provai per un attimo guardando un video in bianco e nero di un suo primo piano, distesa su una spiaggia, sentendo il rumore del mare e il suo Respiro, ma rimasi pur sempre un po' turbata.


Uscita dal museo, mi sentii ancora per un po' travolta ma al tempo stesso entusiasta e soddisfatta per tutto quello che pensavo di lei come artista, in quanto sia capace di mettere in luce e trasmettere tutte le sue emozioni. 

Una performer che si addentra in una costruzione mentale e fisica che ha realizzato interiormente di fronte al suo pubblico . Si entra in un dialogo di ENERGIE, sentire il suo RESPIRO, le immagini e i video che potei osservare, mi hanno fortemente impressionato utilizzando il corpo che è sempre stato sia il suo soggetto che il suo mezzo. 

Marina Abramovic  è considerata un'artista di fama internazionale, attiva nelle performing arts. Nella sua carriera artistica ancora in corso ha spesso superato i propri limiti fisici e psicologici, esprime vari aspetti della femminilità, della sessualità, momenti del quotidiano e interpreta temi di etica e socialità della realtà contemporanea. 
Con gesti a volte estremi, ha messo in pericolo la sua incolumità,  esplorando i limiti fisici e mentali della sua esistenza, ha sopportato la sofferenza, la fatica e il pericolo, alla ricerca di trasformazioni emotive e spirituali. La base è la liberazione attraverso il dolore. Infrange schemi e convinzioni, scava nelle proprie paure e in quelle di chi la osserva, portando l'arte a contatto con l'esperienza fisica ed emotiva, collegandola alla vita stessa.

"Una vola che sei entrato nello stato della performance, puoi spinger il tuo corpo a fare cose che non potresti assolutamente mai fare normalmente!!!"





Jessica Aiello I°TVSHOW