sabato 28 aprile 2012

quando l'arte va al di lá della rappresentazione, ti entra nel corpo, nelle ossa, nelle emozioni


L'esposizione al PAC di Milano della celeberrima performer Marina Abramovic mi ha colpita piú di quanto pensassi... Giá quando mi ero documentata sul suo conto ho pensato fosse una persona incredibile, ho amato il suo voler essere espressiva in un modo che andasse al di lá della rappresentazione stessa, anche se non ne comprendevo a fondo il metodo e in molte delle sue parti non lo condividevo. Invece quando sono entrata sono rimasta da subito molto colpita positivamente, ho avuto la sensazione che una forte energia mi avvolgesse, ho sentito un senso di solennitá e profonditá mentre mi trovavo nella prima sala espositiva, di fronte alle strutture designate per provare l'esperienza delle performance (Bed for human use_legno e pietra di quarzo nero, Standing Object for Human Use_rame e magneti). Mentre osservavo curiosamente le strutture ho potuto vedere un gruppo di persone che si preparava per provare l'esperienza della performance all'interno dello spazio espositivo e nel momento in cui hanno iniziato non mi sembrava niente di che... invece dopo qualche minuto dall'inizio della loro esperienza le mie sensazioni hanno iniziato a cambiare, mi sentivo molto partecipe, era come se potessi percepire le loro sensazioni, che fossero l'imbarazzo o la curiositá ad esempio, e mano a mano che restavo lí mi sentivo sempre piú immersa in quell'esperienza. Dopo qualche minuto ho lasciato la prima sala, e sono entrata nella seconda sala, semi buia, in cui vi erano delle videoproiezioni della performance The Artist Is Present (2010, durata 3 mesi). Questa sala é stata per me particolarmente interessante, al centro vi era il tavolo e le due sedie utilizzate ella performance del 2010, e le videoproiezioni rappresentavano i volti della performer, i suoi cambiamenti e le varie condizioni che ha vissuto nell'arco della performance, e cosí anche per le persone che si sono sedute di fronte a lei, i cui volti erano proiettati sul muro di fronte; a poco a poco che osservavo quei volti cresceva la mia empatia verso di loro, e anche la mia curiositá! Piú osservavo e piú immaginavo di trovarmi al loro posto, le sensazioni che avrei provato, e mi chiedevo se un'emozione potesse essere davvero cosí palpabile, solo attraverso lo sguardo o l'espressivitá del volto... Proseguendo il giro all'interno dello spazio espositivo mi sono trovata al piano superiore, dove ho potuto osservare immagini e proiezioni video delle precedenti performance messe in atto dall'artista. Trovarmi davanti a queste immagini ha avuto su di me un effetto diverso da ció che mi aspettassi; il fatto che mi fossi documentata prima di andare all'esposizione mi aveva fatto pensare che non ci avrei trovato nulla che già non avessi visto in qualche fotografia o letto in qualche pagina, invece ho potuto sentire queste sue performance ''vivere'' intorno a me, sentirmi circondata da qualcosa di piú grande e la cui profonditá ed energia non potesse essere spiegata a parola ma solo vissuta, e ho capito che é questo ció che l'arte dovrebbe essere, qualcosa che vive intorno a te e con te, non qualcosa semplicemente da osservare a distanza e con razionale distacco.

Chiara Cardini

1 commento:

  1. bene mi sembra una buona conclusione! ma secondo te perchè vi ho fatto andare alla mostra? che relazione c'è col nostro lavoro?

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