lunedì 16 aprile 2012

"Perchè la TUA è arte?"


"Perchè la TUA è arte?"
Sí, questa è la domanda che ha ossessionato Marina Abramovic da quando ha iniziato la sua carriera negli anni '70' pioniera della performance, premiata con il Leone d'Oro alla biennale del 1997.
Eh si, scetticismo e  critiche, non hanno impedito a quest'artista di essere premiata, idolatrata e presa come fonte d'ispirazione per molte persone e personaggi dello spettacolo! Un motivo ci sarà...
L'artista ha spesso superato i propri limiti fisici e psicologici, ha messo in pericolo la sua incolumità, scavato nelle proprie paure e in quelle di chi la osservava, portando l'arte a contatto con l'esperienza fisica ed emotiva, mischiandola alla vita stessa.
Durante i suoi anni di esperienza ha maturato la conclusione che il pubblico ha un ruolo importantissimo nella performance.
Senza il pubblico, dice, che la performance non ha alcun senso perchè è il pubblico a completare l'opera d'arte.
Pubblico e performer sono inseparabili e secondo Marina Abramovic, le performance di lunga durata hanno il potere di alimentare reali trasformazioni nella mente e nel corpo. Questo non vale sono per il performer, ma anche per il pubblico che assiste alla performance.
Una delle sue performance che preferisco e' quella fatta al MoMA nel 2010. 


L'artista si esibiva ogni giorno nelle ore di apertura del museo : seduta in assoluto silenzio a un tavolo nell'atrio, invitava i visitatori a sedersi di fronte a lei per tutto il tempo desiderato nei limiti degli orari del museo. L'artista non aveva alcuna reazione di fronte ai partecipanti, tuttavia il loro coinvolgimento costituiva il completamento dell'opera, permettendo loro di vivere un'esperienza personale con l'artista e con la performance stessa.
 

Invece i visitatori hanno avuto delle reazioni di fronte all'artista, alcuni sorridevano, altri piangevano, e' un po come quando incontri uno sconosciuto e ti da delle sensazioni, fa molto anche il guardarsi realmente negli occhi e di questi tempi lo si fa veramente poco, ci si guarda ma non lo si fa realmente , e' tutto sempre molto superficiale perché è come se non ci fosse tempo, e proprio su questo argomento che Marina basa la sua nuova performance qui a Milano , dice :" stiamo vivendo in un periodo difficile, nel quale il tempo ha sempre più valore semplicemente perchè ce n'è sempre meno. Credo che la performance di lunga durata abbia il potere di creare una trasformazione mentale e fisica sia per il perforare sia per lo spettatore. Per questo motivo vorrei dare al pubblico l'opportunità di sperimentare e riflettere sulla vacuità, il tempo, lo spazio, la luminosità e il vuoto. Lo spettatore sarà come uno specchio per il pubblico che partecipa all'installazione. Durante questa esperienza, spero che l'osservatore e l'osservatore sapranno mettersi in relazione con se stessi e con il presente- l'inafferrabile momento del qui ed ora"
Quando sono entrata nella mostra ho avuto un senso di ansia forse perché non c'era quasi nessuno, il ticchettio che ti entra nel cervello e questo bianco maniacale sulle pareti, i camici e tutto il resto.
Peró fa molto riflettere, e' una cosa molto profonda che ti prende personalmente, per caso ho in incrociato lo sguardo di un ragazzo che stava facendo la performance, mi ha guardata come se avesse visto una persona per la prima volta, uno sguardo scrutatore, che ha sete di cogliere ogni minimo particolare.
E dico, se questa non puó essere definita arte cosa può esserla definita tale? Quale caratteristica o requisiti deve avere una "cosa" per essere definita arte? Parliamo di una donna magnetica , che usa il suo corpo per esprimere concetti , fare provocazioni e per far riflettere, QUESTA E' ASSOLUTAMENTE ARTE.
Ne Sono rimasta letteralmente affascinata. 




Ps: Ho associato questa canzone alla mostra, non pensando alle parole ma solo quello che la musica mi esprimeva in quel momento.

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