giovedì 3 maggio 2012

ARTE O FOLLIA???



Questa è la domanda che mi sono posto da quando ho iniziato a documentarmi su Marina Abramovic. La prima cosa che ho fatto è stata vedere i video delle performance, piu' che arte mi sembrava una concorrente dello "show dei record", leggevo di azioni violente, autolesionistiche, mettersi nelle condizioni di soffrire per uno svariato numero di ore...non riuscivo a capire cosa ci potesse essere di artistico in tutto ciò.

Per me gli artisti erano solo cantanti, ballerini e attori eccelsi oppure giudicavo arte un dipinto suggestivo o una scultura imponente.

Successivamente spinto sempre piu' dalla curiosità di conoscere il motivo che spingesse Marina Abramovic a compiere azioni cosi' cruenti e spietate ho iniziato a fare ricerche sulla sua vita e a studiare le sue performance. Ho realizzato che quel folle esibizionismo in realtà era la forma piu' pura dell'arte mai vista.

Marina Abramovic ha iniziato la sua carriera negli anni '70' pioniera della performance, premiata con il Leone d'Oro alla biennale del 1997.
E' andata avanti nonostante lo scetticismo e le critiche, ed è stata fonte di ispirazione
per molti personaggi dello spettacolo!
Marina Abramovic ha spesso superato i propri limiti fisici e psicologici, ha messo in pericolo la sua incolumità, scavato nelle proprie paure e in quelle di chi la osservava, portando l'arte a contatto con l'esperienza fisica ed emotiva, mischiandola alla vita stessa.
Durante i suoi anni di esperienza ha maturato la conclusione che il pubblico ha un ruolo fondamentale nella performance.
Senza il pubblico, dice, che la performance non ha alcun senso perchè è il pubblico a completare l'opera d'arte. Si tratta appunto della Performance Art ovvero una forma artistica dove l'azione di un individuo o di un gruppo, in uno spazio e un tempo particolare costituiscono l'opera. Può avvenire in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, o per una durata di tempo qualsiasi. In alcuni casi si coinvolge il pubblico per denunciare, ad esempio una situazione di degrado suscitando forti emozioni. Ed è proprio quello che ho avuto la fortuna di vedere al Pac di Milano, durante la mostra "The Abramovic Method". Le prime sensazioni che ho avvertito appena entrato sono state di un luogo sacro, quasi come una chiesa, ascoltavo il silenzio, interrotto da un ticchettio d'orologio che segnava lo scorrere del tempo. Vedevo delle persone con un camice bianco e delle cuffie sotto una struttura in legno, tipo cabina senza vetri, altre sedute, altre ancora sdraiate. Era in corso una Performance! 21 visitatori partecipano all'Abramovic Method, si privano di cellulari, orologi e ipod, indossano camici bianchi e cuffie isolanti che aiutano la conentrazione. Tutti i partecipanti sono consapevoli che staranno per trenta minuti in ciascuna delle tre posizioni : seduti, in piedi e sdraiati. Completamente in silenzio, fuori dal mondo per un'ora e mezza, in posizioni statiche che possono risultare scomode per un periodo cosi' lungo, i partecipanti in ognuna delle tre posizioni hanno alla base una roccia a base di silicio e zinco che aiuta la concentrazione e a favorire energia positiva assorbendo quella negativa del candidato. La cosa piu' interessante è stata che in quella mostra non c'erano quadri di valore da visionare o sculture da adulare, il protagonista della mostra era il pubblico stesso. Interessante sopratutto notare dalla balaustra, grazie all'utilizzo di binocoli e cannocchiali, le espressioni dei volti dei partecipanti alla performance; notare ogni loro piccolo cambiamento, ogni minima espressione del viso, fossilizzandosi sul colore degli occhi, dei capelli e della pelle. E' stata un'esperienza molto forte e mi ha aiutato a capire quanta arte c'è dietro lo studio di questi esperimenti.


Visitando le altre sale della mostra, si vedevano le proiezioni delle performance piu' famose di Marina Abramovic, alcune le avevo già viste su internet, altre invece del tutto nuove. Era molto suggestivo sentire i suoi respiri, il controllo che aveva del suo corpo, la concentrazione e tutte le energie che spendeva anche solo stando ferma con un serpente che le girava in testa! Insomma ho trovato in Marina Abramovic sicuramente una forma d'arte molto interessante, anche se l'estremizzare in questo modo, soffrire, autolesionarsi, sfidare i propri limiti psicofisici come mezzo per comunicare potrebbe sembrare parecchio drastico, però questo non lascia sicuramente impassibile lo spettatore che ne rimane affascinato e non solo...

2 commenti:

  1. mi sono scordato di firmarmi...STEFANO DEVETERIS..:)

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  2. è molto chiaro il tuo punto di partenza, ovvero la visione LIMITATA dell'arte. Poco interessanti le notizie su Marina...avrei voluto alla fine una riflessione sull'avvenuto o non avvenuto cambiamento del tuo punto di vista sull'arte contemporanea o sul superamento dei pregiudizi... l'ho trovato scolastico. e poi non ci sono nè link nè immagini...risulta noioso!

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