IL SILENZIO DELL'ONDA
Marina Abramovic, colei che mi ha cambiato il
modo di guardare un’artista; e questa artista arriva al PAC di Milano con “The Abramovic Method”.
The
Abramovic Method nasce da una riflessione che Marina Abramovic ha sviluppato
partendo dalle sue ultime tre performance: The House With the Ocean View
(2002), Seven Easy Pieces (2005) e The Artist is Present (2010), esperienze che
hanno segnato profondamente il suo modo di percepire il proprio lavoro in
rapporto al pubblico.
Un progetto originale,
non una semplice mostra che siamo abituati a vedere, in cui il pubblico stesso
diventa performance e si trasforma da spettatore a protagonista.
I visitatori
che scelgono di partecipare attivamente, sono coinvolti in un percorso
attraverso le tre posizioni dell'essere umano (seduta, in piedi e distesa), al
centro di installazioni interattive dotati di cuffie, impreziosite da materiali come legno e vari
minerali quali quarzo,
ametista, tormalina.
Vi erano anche alcuni
video e foto che potevi tranquillamente visionare della celebre artista; alcuni
già visti sul web e altri completamente sconosciuti.
I respiri di
sofferenza di Marina Abramovic in sottofondo ad alcuni di questi video mi
faceva venire i brividi.
Questo percorso
mi ha aiutata molto a capire come ascoltare e soprattutto ascoltarsi; come “escludersi”
dal mondo esterno e percepire solo quello che dice la tua anima.
Mentre ero lì,
sdraiata, ad ascoltare il “silenzio”, davanti a me è apparsa un’immagine ben
definita: io distesa sulla sabbia di una spiaggia, in riva al mare, ad occhi
chiusi mentre ascolto e sento il suono dolce del mare; come quando provi
attraverso una conchiglia la stessa sensazione.
E’ stato molto
emozionante.
Quello che maggiormente mi attira della
Abramovic è che, secondo il suo modo di pensare, il pubblico è molto importante
nella performance; Senza il pubblico, la
performance non ha alcun senso perché, come sosteneva Duchamp, è il pubblico a
completare l’opera d’arte.
La performance che più rappresenta questo
concetto è “The Artist is Present”,
dove, seduta in assoluto silenzio a un tavolo nell’atrio, invitava i visitatori
a sedersi di fronte a lei per tutto il tempo desiderato, nell’ambito degli
orari del museo.
L’artista non
aveva alcuna reazione di fronte ai partecipanti, il loro coinvolgimento
costituiva il completamento dell’opera, permettendo loro di vivere
un’esperienza personale con l’artista e con la performance stessa.
È un’esperienza che certamente rifarei perché nonostante
la mia paura del buio, chiudendo gli occhi in una stanza dove non conosco
nessuno, mi sono sentita libera e svuotata.
ESPOSITO DEBORA
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