Seconda lezione di laboratorio creativo...il maestro dice "ragazzi entro il 10 novembre dovete andare al dialogo al buio". Nella mia mente punti interrogativi...
Io normalmente non ho paura del buio, ma il fatto di iniziare un percorso alla cieca dove non sapevo cosa avremmo fatto, mi ha particolarmente agitata. Ci hanno consegnato i bastoni per non vedenti, era buio. Ci dissero di percorrere un corridoio, di tenere il bastone con la mano sinistra e con la destra toccare il muro. Nel frattempo l'ansia continuava ad aumentare, e il buio ...quel memento è stato terribile, sentivo da dietro una delle mie compagne stringermi e io cercavo con le mani la persona davanti, sino a quando ho udito una voce maschile caldissima, la nostra guida Giovanni, che in un secondo mi fece tranquillizzare. Mi ha riportato indietro nel tempo in un secondo. Il mio professore di letteratura alle superiori era non vedente, e aveva saputo regalarmi tanto, e non so come sia possibile, ma Giovanni me lo ricordava un sacco, un po' per il tono di voce e sicuramente per il suo modo di porsi. La cosa più emozionante è che in pochissimo tempo sembrava una gita piacevolissima fatta tra amici, mi ero quasi scordata del fatto che fosse tutto completamente buio.
Ci siamo trovati a riconoscere le cose attraverso gli odori i rumori, abbiamo fatto una meravigliosa "gita in barca" dove forse per la prima volta ho apprezzato il vento e il verso dei gabbiani. Sembra tutto così strano, ma alla fine ti rendi conto che apprezzi di più ciò che ti circonda.
E' stato divertente fare la caccia al tesoro al buio e riconoscere gli oggetti col tatto, ero una scheggia, volevo toccare tutto!! Poi abbiamo giocato con la palla, lanciandocela tra di noi!
Mi sembrava di essere tornata bambina, quella bambina che una volta si muoveva e si guardava intorno con spensieratezza, senza paura di giudizi, quella bambina che intratteneva chi aveva intorno con monologhi e spettacolini assurdi. Una Sara che non aveva paura di niente!
Andando avanti nel percorso mi sentivo sempre di più a mio agio! Giovanni ci ha portati per strada, ho riconosciuto il cartello dei "lavori in corso", sentivo le reti, quelle arancioni, che delimitavano lo spazio. Abbiamo persino attraversato la strada, credo che il momento in città sia stato il migliore, forse più per la mia incessante curiosità. Il tutto è stato molto affascinante, lo è stato ancora di più quando ho beccato prima l'Annalisa e poi Giovanni mangiare le noci di nascosto! E la parte finale del nostro percorso?? AL BAR TUTTI ASSIEME! E ora come si fa, mi chiedevo…una volta conosciute le bariste, ci hanno illustrato le cose da bere e mangiare con i rispettivi prezzi, al bancone. Ognuno di noi ha scelto, io ho preso i Mikado al cioccolato fondente e poi una volta serviti tutti siamo andati a sederci. Sentivo le mie compagne "preoccupate" per lo zucchero da mettere nel caffè o il succo da bere, ma alla fine ce l'hanno fatta alla grande! A tavolino abbiamo fatto tante chiacchere con la nostra guida tra cui varie domande per sapere com'era vivere in quella condizione. Giuro che non vedevo l'ora di uscire e vedere in faccia la persona che mi aveva regalato il piacere del vedere senza guardare e invece una volta usciti lui non c'era, sparito in un secondo e allora ho deciso che manterrò fissa nella mia mente la mia di immagine: uomo intorno alla cinquantina (massimo), in forma e alto, capello brizzolato, vestito con pantaloni scuri, camicia e golfino sopra…simile nella voce e nel carattere al mio ex-professore!
Un'esperienza INDIMENTICABILE! Sarebbe interessante nella nostra quotidianità riuscire a comportarci da ciechi, forse saremo in grado di dare più valore alle cose e magari apprezzare le persone che ci circondano, impegnandoci nel conoscerle non in maniera astratta! La cosa bella è che nella strada che, con tanta paura ho scelto, bisognerebbe essere in grado di dare spazio alla nostra interiorità e cacciare le banalità che subentrano in ogni piccolissima circostanza.
La danza, la musica e l'arte in generale spesso non viene capita o apprezzata, soprattutto ai giorni nostri, perché purtroppo siamo abituati a vivere in maniera superficiale e invece di sforzarci a vedere al di là di un piccolo gesto, anche ridicolo, preferiamo non approfondire ciò che l'artista ci vuol trasmettere e concentrarci su tutto ciò che non richiede sforzi.
Quest'esperienza personalmente mi è servita per capire che ho altri sensi in grado di farmi percepire ed esprimere ciò che sento, sia nella danza che nella vita quotidiana. I movimenti del mio corpo devo sentirli, non vederli, devo essere in grado di percepire le vibrazioni che essi mi danno, come nella vita quotidiana.
Sara Costa